La domanda del momento pare essere quale sia il miglior DAC a circa 1000euro, i pretendenti sono senza ombra di dubbio il Denafrips ARES II R2R DAC e il M2TECH Young DAC DSD MKIII I presupposti filosofici e tecnologici alla base dell’Ares e dello Young MkIII sono molto differenti: questo è un tipico caso in cui è possibile raggiungere obiettivi simili attraverso strade differenti.
Lo Young MkIII è un DAC tutto sommato abbastanza convenzionale: utilizza un DAC Burr-Brown PCM1795 con tecnologia Sigma-Delta e sovracampionamento. Gestisce sia PCM che DSD, quest’ultimo sia in formato DoP che in formato nativo. La tecnologia Sigma-Delta è un modo molto intelligente di ottenere ottime prestazioni strumentali con poco costo, scambiando la precisione in corrente/tensione (molto costosa da ottenere) con la precisione in tempo (più facile ed economica da ottenere). C’è un’opinione diffusa riguardo alla qualità sonora dei chip di conversione Sigma-Delta ma, come capita, la realtà è che spesso i chip Sigma-Delta non sono usati correttamente, in modo da ottenere le massime prestazioni. In particolare, si vedono in giro molti progetti in cui le alimentazioni non sono curate (e silenziose) come serve ed i clock non sono gestiti in modo tale da evitare generose iniezioni di jitter. Se si fornisce un clock jitterato ad un chip Sigma-Delta, si otterrà sicuramente un suono scuro e poco definito, con distorsione in evidenza. Nello Young MkIII, m2tec ha cercato di ottimizzare il funzionamento del PCM1795, realizzando un’alimentazione estremamente curata e usando oscillatori al quarzo di grande precisione alimentati a loro volta con un regolatore a bassissimo rumore e con un percorso del clock che minimizza l’attraversamento di porte logiche. C’è poi l’aspetto della tortuosità del percorso del segnale che esce dal chip di conversione. Nello Young, pur avendo un controllo di volume analogico (un circuito integrato con una rete di resistenze controllata via microcontrollore), m2tec è riuscita ad evitare l’aggiunta di ulteriori stadi a parte il convertitore I/V ed un buffer di uscita. Per ottenere questo si è realizzato un filtro anti-alias passivo (mentre in genere tutti i DAC li usano attivi, con gli elementi di filtraggio nell’anello di reazione degli amplificatori di uscita). Queste scelte hanno permesso di ottenere una grande trasparenza ed un’elevata quantità di dettaglio unite ad un ottimo equilibrio timbrico (cioè il dettaglio non rende il souno “radiografante”): siamo cioè riusciti ad ottenere un suono distante da quello tipicamente associato ai DAC Sigma-Delta, perché m2tec è stati in grado di usare al meglio la tecnologia disponibile.
Denafrips Ares approccia il compito della conversione da una direzione totalmente diversa: utilizza infatti la tecnologia delle reti di resistenze pilotate direttamente attraverso i campioni del segnale. Tale tecnologia ha l’indubbio vantaggio di non richiedere alcuna elaborazione preliminare del segnale digitale PCM, con un grande valore aggiunto: senza filtri, la risposta impulsiva del DAC è, a parte la presenza di eventuali filtri analogici, perfettamente priva di pre-echi e code di oscillazione, tutti artefatti che potrebbero essere percepibili all’ascolto (ma dipende naturalmente dalle frequenze naturali delle oscillazioni di pre-echi e code). Naturalmente, implementare un DAC a rete di resistenze presenta le sue difficoltà. Sullo stesso sito della Denafrips si cita la necessità di usare resistenze di altissima precisione: anche le resistenze commerciali allo 0,01% (molto costose) non sono sufficientemente precise anche per una risoluzione effettiva di 16 bit, per cui occorre selezionarle a mano per ottenere precisioni almeno dello 0,001% (cioè dieci volte più precise). Questo rende un DAC a reti di resistenze molto costoso. C’è poi un altro aspetto: il comportamento delle porte logiche che pilotano le reti di resistenze. Le porte logiche sono dei circuiti che presentano componenti parassite reattive: piccole induttanze e capacità che tendono ad oscillare e produrre code di oscillazione ad ogni nuovo campione. Ecco quindi che quanto abbiamo buttato fuori dalla porta eliminando i filtri di sovracampionamento dei DAC Sigma-Delta ritentra dalla finestra. Se gli elementi reattivi sono troppo grossi in valore, ecco che le frequenze delle code di oscillazione delle commutazioni cadono nello spettro udibile, e questo può caratterizzare il suono del DAC se l’ampiezza di queste code è sufficientemente elevata. Naturalmente, un valente progettista avrà tenuto conto di queste problematiche.
Quindi abbiamo un esempio di due prodotti ottimi che raggiungono risultati di eccezione in modi differenti Tu quale preferisci?